Pro e contro del lavorare in barca …secondo me

Lavorare in barca è un’esperienza interessante. Dopo diversi anni vissuti nel diporto voglio farti conoscere alcuni aspetti della vita di bordo, che la passione per il mare a volte non fa considerare.

 Nell’immaginario comune lavorare in barca è affascinante. Si pensa ai lussuosi yacht, ai paradisi tra cielo e mare…si sogna.

In realtà ogni yacht è un piccolo mondo a sé dove conosci persone di provenienza diversa con le loro tradizioni e le loro storie… di barche. Si, perché spesso gli argomenti sono sempre legati a tutto ciò che riguarda la vita di mare. Come donna a volte ti senti tagliata fuori da questo mondo “maschile” e, se non condividi le stesse passioni, vedi come un miraggio un po’ di sano shopping.

La mia esperienza è nel diporto e ti posso dire che la barca ti fagocita: tutta la tua giornata 24 ore su 24 è lì. Per il tempo dell’imbarco, la tua vita è tra parentesi, e non riesci a fare e a pensare a nient’altro. Gli amici, la vita a terra, gli affetti li vivi distrattamente e alla fine non vedi l’ora di tornare…

E’ pur vero che lavorare in barca significa navigare quasi sempre, vedere posti incantevoli, che a volte riesci anche a visitare. Impari a conoscere i rumori della barca, i suoni del mare che ti diventano così familiari da distinguerli da quelli che invece ti tengono vigile. Vivi l’intensa emozione di trovarti in mare aperto, incontrare delfini, piccoli capodogli, tartarughe e tonni che ti regalano ricordi indelebili. Come quando navighi con il brutto tempo e senti l’adrenalina salire come le onde alte sul ponte.

Però non è tutto così “da sogno”. La vita di bordo ha regole precise e la convivenza non è sempre facile. Condividi spazi e tempo, ed anche quando lo stress ti divora, devi saperti gestire al meglio. Lavori e vivi in barca: il tuo mondo è tutto lì.

Per me lavorare in barca è bello seppur faticoso. Ho fatto il marinaio, la cuoca, la chief hostess; mi sono destreggiata fra i diversi ruoli ed ho imparato cose che non avrei mai immaginato.

Con gli ospiti a bordo la giornata è interminabile: inizi presto, finisci tardi e corri adeguandoti alle loro esigenze e ai loro capricci. Ma tanto lavoro e frenesia si bilancia con quei momenti di calma in cui riesci pure ad annoiarti e sentire di più la solitudine.

Se la passione e la motivazione non ti mancano, superi ogni difficoltà e sei in grado di gestire ogni esigenza, felice di essere a bordo.

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Lavorare in mare: un articolo mi ha cambiato la vita

Se ti piace il mare, perché non fare l’hostess” questo il titolo dell’articolo che nove anni fa mi ha fatto pensare e dire: lavorare in mare, perché no? Ho inviato il mio curriculum all’asadonline, una delle agenzie segnalate per la registrazione del personale navigante e successivamente mi sono iscritta su marineria.

Ho sempre amato al mare, e da un po’ andavo anche a vela, perciò quell’articolo è stato una finestra aperta verso una realtà intrigante. Lavorare in mare: un’opportunità per cambiare completamente la mia vita e nutrire il mio bisogno di libertà.

Non più giovanissima, avevo qualche timore, ma il primo imbarco è arrivato dopo pochi mesi su una goletta di 21 metri: un’esperienza unica sotto tutti i punti di vista. Ho affrontato il lavoro con umiltà e voglia di imparare: non si trattava semplicemente di fare l’hostess di bordo, quindi tenere in ordine l’interno e cucinare, ma anche essere operativi durante le manovre di ormeggio, disormeggio, dare ancora o salparla. Ho imparato come far brillare gli acciai o rendere una coperta (il ponte della barca) pulita e bella bionda, fare le guardie durante i trasferimenti notturni, insomma non proprio una passeggiata.

Perciò non pensare che lavorare in mare voglia dire andare in vacanza! C’è da lavorare eccome, specie se lo yacht non è molto grande. Si sa, l’idea più comune è che chi lavora in barca si diverta tantissimo, veda posti incantevoli senza fare granché: ti assicuro che anche se vedi gli equipaggi sempre sorridenti, non è proprio così.

La curiosità mi ha spinto a diventare hostess di bordo senza pensare che poi avrei continuato. La mia esperienza l’ho vissuta su yacht del diporto, perciò niente a che vedere con le grandi navi da crociera o i traghetti passeggeri anche se, per diventare marittimo a tutti gli effetti, per tutte l’iter è lo stesso.

Dopo la prima esperienza vissuta un po’ sopra le righe, mi sono subito informata per avere tutti i documenti necessari per potermi imbarcare regolarmente e continuare questa avventura per mare.