E’ tempo di decluttering! Fai spazio per vivere meglio!

declutteringCos’è il decluttering? Semplicemente l’eliminare ciò che è inutile o non usi più.

Sono sicura che anche tu hai sempre una scusa per conservare un oggetto, un libro o un capo d’abbigliamento. Beh, allora se vuoi evitare che cassetti, armadi e scatole siano insufficienti per contenere tutto è arrivato il momento di fare un po’ d’ordine.

Tutti noi ad accumulare siamo bravi, come a comprare più per noia, o per moda che per necessità. Fare decluttering diventa perciò necessario per fare spazio. Spazio fisico che magicamente diventa anche spazio mentale: scopri che avere meno cose intorno a te, ti fa sentire meglio, più leggero e migliora la qualità della tua vita.

Nel fare decluttering elimini ciò che è superfluo ed inutile: la qualità vince sulla quantità. Se ci pensi oltre l’80% di ciò che possiedi è nell’armadio o in quel cassetto solo perché un giorno (forse) potrebbe esserti utile.

Nella realtà, quando decidi di mettere in una scatola degli oggetti, o in un baule dei vestiti, che poi porterai in soffitta, in cantina o nel ripiano più alto di un traboccante ripostiglio, li stai già dimenticando.

Sono pienamente convinta che le scatole che vanno in cantina, sono nell’anticamera della discarica, perché difficilmente le cercherai ancora.

declutteringPerò eliminare non significa buttare.

Ogni cosa che elimini può avere una seconda vita. Qualsiasi cosa dall’abbigliamento, all’arredo puoi donarlo a chi sai lo può apprezzare, o a qualche associazione benefica. Se preferisci ricavarci qualcosa, puoi portarlo ai mercatini dell’usato, fare degli annunci, o inserirlo in qualche piattaforma, te la scelta.

Qualsiasi modalità tu scelga, vendere o donare, ti porta verso una vita più minimal dai molteplici benefici.

A me, ad esempio, piace leggere, negli anni ho accumulati parecchi libri. Un giorno, non sapevo più dove impilarli e mi sono decisa: ho radunato tutti i libri letti, ma mai riletti, libri di cucina, dispense, allegati di vario genere e li ho donati a diverse biblioteche di quartiere. Non puoi immaginare la gratitudine di chi li ha ricevuti e la gioia che ho provato nel farlo. Lo spazio recuperato è stato come ossigeno per il cuore e per la mia mente.

E tu, quante volte entri in una stanza e ti senti soffocare, o apri quel cassetto dove continui ad infilare ogni cosa senza mai deciderti di svuotarlo per fare ordine? La verità è che spesso ci nascondiamo dietro la pigrizia o la mancanza di tempo. Eppure anche questo è tempo da dedicare a te stesso, tempo che può farti sentire meglio e farti scoprire un modo più sano di relazionarti con il tuo spazio vitale.

Per fare decluttering non hai bisogno di una scusa o un motivo come un trasloco. Il primo passo è guardare il tuo spazio vitale da un diverso punto di vista, prenderti del tempo e chiediti se così sei felice.

Negli ultimi mesi ho rivoltato ogni stanza e non puoi immaginare la quantità di cose che ho eliminato. Un esperienza meravigliosa che mi ha lasciato una casa pulita, ariosa, in ordine finalmente specchio di come mi sento e del cambiamento che voglio realizzare dentro e fuori di me.

Eliminare, riordinare cambia l’energia della casa, ti regala chiarezza mentale e nuovi stimoli per organizzare al meglio ogni aspetto della tua vita.

Il più è fare il primo passo, poi ti chiederai “perché non l’ho fatto prima?”

Ed il bello è che difficilmente ci ricadrai perché metterai in atto alcune regole magiche per vivere minimal, ad esempio:

  • prendi i libri in biblioteca invece di comprarli
  • noleggi i DVD
  • non compri cose inutili
  • prima di acquistare  ti chiedi se ti serve veramente
  • quando rimpiazzi qualcosa, elimini prima il vecchio
  • ricicli quanto possibile
  • usi borse della spesa di stoffa o riutilizzabili
  • sei più eco-friendly, evitando molti sprechi

Vedrai che alla fine spenderai meno, ma meglio. Darai più valore a quello che hai e quello che sei. Aiuterai gli altri migliorando la qualità della loro e della tua vita.

Se stai già pensando da quale armadio cominciare, siediti un momento respira profondamente: stai iniziando a lasciar andare cose, forse anche persone e preparando la tua rinascita.

E’ arrivato anche per te il momento per il decluttering?

Lasciami un commento con la tua esperienza 🙂

decluttering

Viaggiare: si viaggiare per piacere o per lavoro, basta viaggiare

ViaggiareViaggiare: wow solo nel pronunciare questa parola mi si allarga il cuore come se respirassi a pieni polmoni. Per me viaggiare significa un mondo da scoprire, ma anche confrontarmi con un mondo di emozioni.

Tutti vogliono viaggiare, tuffarsi in luoghi vicini e lontani alla scoperta di panorami mozzafiato. Viaggiare per molti significa staccare la spina per un po’ per rigenerarsi, per altri vuol dire ampliare i propri orizzonti. A volte lo si fa per seguire un amore, altre per un’opportunità di lavoro.

Quand’ero più giovane viaggiare era aprire una parentesi necessaria a rendere possibile, nel momento in cui la chiudevo, tutto il resto della mia vita. Ogni volta che rientravo da un viaggio, pensavo sarebbe stato favoloso poter lavorare viaggiando e rientrare solo per un po’ prima di ripartire.

viaggiareQuando i viaggi di piacere sono diventati per lavoro è stato un sogno che si realizzava. Accettando di lavorare all’estero ho cominciato a misurarmi con la realtà di vivere ogni volta in un paese diverso, crearmi una vita da zero, una sfida dove potevo contare solo su me stessa. Ho iniziato con qualche mese per poi trovarmi lontana da casa per periodi sempre più lunghi. Ritornare a casa era bello, ma un po’ come quando si va in vacanza, l’euforia di ritrovare la famiglia, gli amici, ciò che mi era familiare… ebbene si le cose si sono invertite.

E’ così ho cominciato a sentirmi in qualche modo senza salde radici. Le “vacanze” a casa pensavo fossero necessarie per recuperare una sorta di vita “normale” che con il tempo però è diventata sempre più vuota.

All’inizio sembra facile tenere i contatti con la famiglia, gli amici, ma a un certo punto tu non ci sei e la vita continua per tutti, come è giusto che sia, si creano nuovi equilibri e quando torni di fatto no hai più un ruolo e fatichi a ritrovarti in quella realtà.

Cambia la tua visione della vita, cambiano le tue priorità, i tuoi interessi così come cambiano quelli degli altri. C’est la vie.

Viaggiare ha ampliato sicuramente i miei orizzonti, mi ha resa flessibile, adattabile, qualità importanti quando sono all’estero, ma talvolta poco spendibili a casa, forse perché semplicemente entro in una modalità diversa, che mi fa sentire bene ovunque e al tempo stesso da nessuna parte.

Pensavo sarei riuscita a mantenere in equilibrio queste due vite, in realtà non è così semplice. Più di qualche errore ha contribuito a far si che a parte ad aver avuto splendide esperienze e conosciuto luoghi meravigliosi, abbia dedicato più spazio al lavoro a scapito della mia vita personale. Ops… mi sono dimenticata di qualcosa…

Resta comunque il desiderio di andare, di viaggiare e integrarsi e gioire per un po’ in quella nuova realtà.

Questi anni in cui ho lavorato viaggiando sono stati una grande scuola in cui ho imparato a stare sola senza soffrire di solitudine ed affrontare ogni cosa come una grande opportunità. Sono grata per quello che ho vissuto e talvolta mi sembra quasi impossibile sia già passato tanto tempo dalla mia prima valigia a lungo termine. Non rinuncerei a nulla di quanto ho vissuto, cercherei solo un po’ più di equilibrio e lungimiranza.

Se domani mi offrissero la possibilità di lavorare dall’altra parte del mondo credo ci penserei un attimo, per poi forse dire: “perché no”, metto la mia vita in una valigia e sono pronta per un’altra avventura.

Arriva però un momento in cui fermarsi diventa un’esigenza forte pe capire se si vuole proprio ripartire o se invece è tempo di viaggiare come fanno tutti, per prendersi una vacanza.

Si comincio ad aver voglia di mettere radici, avere una vita sociale normale senza tempo, tuffarmi in quella vita fatta di piccole routine che per una vita forse ho rifuggito o non ho mai avuto desiderio di creare.

Ora che dovrei puramente in forma teorica avere una vita codificata e pianificata all’interno del sistema, è invece arrivato il momento di ricominciare da zero.

Ricomincio da me con un viaggio ovviamente: un viaggio speciale che in realtà ho iniziato molto tempo fa e che probabilmente è quello che mi ha sostenuto negli anni.

Viaggiare infatti non è solo andare fuori di noi, il viaggio più interessante è quello che intraprendiamo dentro noi stessi e ci fa scoprire quanto siamo speciali.

Ma di questo mio viaggio ti parlerò nel mio prossimo post.

Seguimi e fammi sapere cosa ne pensi 🙂

viaggiare

Una foto : uno scrigno di ricordi e di emozioni

Foto New YorkNelle foto fermiamo minuti della nostra vita che a volte vivono per poco, prima di essere dimenticati nel back up di qualche dispositivo. Nell’epoca 2.0 le condividiamo ovunque, ma è riscoprire le sensazioni vissute che alimenta l’anima.

Una foto è un mondo di emozioni e di ricordi. In questi giorni sto facendo un po’ d’ordine in cassetti reali e virtuali e riguardare le foto mi ha riempito gli occhi e il cuore.

Fino a qualche anno fa, mi nascondevo dietro una cortina di timidezza e non mi lasciavo fotografare. Oggi rimpiango quei momenti perché mi rendo conto che mi sono persa qualcosa d’importante.

Foto Fogo - Capo VerdeComunque, dopo anni passati dietro l’obiettivo a fotografare luoghi stupendi, tramonti mozzafiato, amici ed amori indimenticabili, oggi riscopro un desiderio immenso di ritrovarmi anch’io fra quelle immagini che conservo con tanto amore.

Le foto sono tessere importanti di quel mosaico incredibile che è la nostra vita. La colorano con emozioni e ricordi che tornano vivi ogni qualvolta le rivediamo.

Un giorno il figlio di un’amica diceva: “non importa se hai perso le foto intanto le ho tutte nel mio cuore”. Parole bellissime, ma vere a metà, perché purtroppo la nostra mente a volte ci fa qualche scherzo: i volti sbiadiscono, i dettagli si perdono. E allora?
Allora continuiamo a fotografare. Fermiamo la nostra memoria ed i momenti che viviamo, perché a volte il cuore non basta per ricordare. Ritroviamoci nelle foto e stampiamole!

Sarò antiquata, ma sfogliare un album, toccare le immagini è diverso dal vederle su di un monitor.

Le foto a cui tengo di più le porto con me in borsa, non c’è telefonino che tenga. Sapere che mi sono accanto mi rende serena, come se così fossi più completa.

Ora però voglio anche le “mie” di foto. Sì perché mi sono resa conto di avere fotografato tanto, ma d’essere stata sempre dietro l’obiettivo e ben poco davanti. Mi mancano tanti momenti, forse i più teneri ed affettuosi che forse oggi mi farebbero gli occhi lucidi, ma sono parte della mia vita. Una testimonianza che talvolta serve anche per ricordare quante cose belle abbiamo vissuto.

Le foto sono cariche di sensazioni. Per me sono ricordi, bei ricordi che sono felice esistano, siano parte di me e rivivano in quello che sono, che faccio, che dico. Mi accompagnano nel presente e con serenità mi portano verso il futuro.

Verso altre foto…altri ricordi…

Non credo ci rubino l’anima, ma anzi ogni volta che le guardiamo ce la rendono carica di energia.

E tu che pensi delle foto? Ti piace ritrovarti in esse o preferisci stare dietro l’obiettivo?

Foto spiaggia

Tina “Eruption” guitar solo: 14 year old shreds Van Halen

Tina Eruption guitar solo

Tina “Eruption” guitar solo : Don’t lose this video!!!

Everyday we are overwhelmed by any kind of new videos and sometimes we risk to lose something fantastic like this.

I usually don’t pay much attention to the many covers of classic rock artists that populate Facebook. But when this one was “shared” with me, I paid so much attention I’ve watched it three times.

Her name is Tina. She is 14 years old. You have to see it to believe it.
The first thing I’ve said, watching Tina’s video, has been: WOW!!!
The second: “Talents like this have to be known!

Watch Tina shred “Eruption”
For comparison purposes,watch EVH shred “Eruption”

Okay, back story time.
“Eruption” was an accident (much like the accident Joe Walsh had when “Life in the Fast Lane” came into being and the one Ritchie Blackmore had with what became “Smoke on the Water.”) EVH was in the studio rehearsing, just doing exercises of no song in particular. As he fooled around limbering up his fingers, the producer strolled in, heard it, recorded it, and the rest became history after “Eruption” appeared on Van Halen’s debut album (cut #2, right after “Runnin’ With the Devil”) and became Eddie’s signature solo.

For Van Halen “Eruption” was a lucky accident, for Tina it might become an opportunity. How?
Share this video!

We are not all producers, but people that love this music, with a big power: we are the Audience.
Tina “Eruption” guitar solo is overwhelming!  Share this treasure, in the hope someone, among us, may start up a fantastic launch of a real talent.

Let’s go to share, while I go watch this prodigy again.

 

Go to the original post written by Dave White

 

Pro e contro del lavorare in barca …secondo me

Lavorare in barca è un’esperienza interessante. Dopo diversi anni vissuti nel diporto voglio farti conoscere alcuni aspetti della vita di bordo, che la passione per il mare a volte non fa considerare.

 Nell’immaginario comune lavorare in barca è affascinante. Si pensa ai lussuosi yacht, ai paradisi tra cielo e mare…si sogna.

In realtà ogni yacht è un piccolo mondo a sé dove conosci persone di provenienza diversa con le loro tradizioni e le loro storie… di barche. Si, perché spesso gli argomenti sono sempre legati a tutto ciò che riguarda la vita di mare. Come donna a volte ti senti tagliata fuori da questo mondo “maschile” e, se non condividi le stesse passioni, vedi come un miraggio un po’ di sano shopping.

La mia esperienza è nel diporto e ti posso dire che la barca ti fagocita: tutta la tua giornata 24 ore su 24 è lì. Per il tempo dell’imbarco, la tua vita è tra parentesi, e non riesci a fare e a pensare a nient’altro. Gli amici, la vita a terra, gli affetti li vivi distrattamente e alla fine non vedi l’ora di tornare…

E’ pur vero che lavorare in barca significa navigare quasi sempre, vedere posti incantevoli, che a volte riesci anche a visitare. Impari a conoscere i rumori della barca, i suoni del mare che ti diventano così familiari da distinguerli da quelli che invece ti tengono vigile. Vivi l’intensa emozione di trovarti in mare aperto, incontrare delfini, piccoli capodogli, tartarughe e tonni che ti regalano ricordi indelebili. Come quando navighi con il brutto tempo e senti l’adrenalina salire come le onde alte sul ponte.

Però non è tutto così “da sogno”. La vita di bordo ha regole precise e la convivenza non è sempre facile. Condividi spazi e tempo, ed anche quando lo stress ti divora, devi saperti gestire al meglio. Lavori e vivi in barca: il tuo mondo è tutto lì.

Per me lavorare in barca è bello seppur faticoso. Ho fatto il marinaio, la cuoca, la chief hostess; mi sono destreggiata fra i diversi ruoli ed ho imparato cose che non avrei mai immaginato.

Con gli ospiti a bordo la giornata è interminabile: inizi presto, finisci tardi e corri adeguandoti alle loro esigenze e ai loro capricci. Ma tanto lavoro e frenesia si bilancia con quei momenti di calma in cui riesci pure ad annoiarti e sentire di più la solitudine.

Se la passione e la motivazione non ti mancano, superi ogni difficoltà e sei in grado di gestire ogni esigenza, felice di essere a bordo.

Lasciami un tuo commento e condividi la tua esperienza.

Traversata atlantica: un sogno realizzabile

Partire all’avventura e trovarsi in alto mare a confrontarci con noi stessi e con questo immenso elemento: il mare. Un sogno di molti che può diventare realtà proponendosi per far parte di un equipaggio in partenza per la traversata atlantica.

Molte barche passano l’inverno ai Caraibi, perciò tra ottobre e novembre partono dai porti della Costa Azzurra e dalla Costa del Sol per la traversata atlantica, per poi fare ritorno nel Mediterraneo tra marzo ed aprile. Spesso comandanti e armatori ricercano equipaggio extra, anche alle prime armi, per affrontare la traversata atlantica. Se da un po’ sogni di fare un’esperienza in mare aperto, questa è sicuramente un’opportunità da non perdere.

Se l’idea ti intriga, puoi candidarti presso le agenzie di crewfinder che trovi in rete, che sono sempre alla ricerca di deck-hand (mozzo), steward/stewardess e cuochi/aiuto cuochi. Le offerte delle agenzie, specie straniere sono tante e non ti sarà difficile trovare quella che fa per te e affrontare la tua prima avventura in alto mare.

La traversata atlantica dura un paio di settimane in cui le tue mansioni potranno spaziare dal pulire le cabine al lucidare la barca, fare il bucato e servire a tavola. Ricorda che essere disponibili e flessibili è un requisito molto importante.

Se poi hai qualche qualifica specifica, sai cucinare piatti semplici, stare con i bambini, sei sub o hai fatto il bagnino, hai esperienza come cameriere, oppure sei abile nelle piccole riparazioni, puoi essere avvantaggiato nella tua candidatura.

Se parti come principiante, puoi trovare un passaggio non retribuito che si può rivelare un’interessante esperienza per poi decidere se intraprendere questo lavoro. Se invece cerchi un imbarco regolare dei avere il passaporto valido, i corsi base STCW95 (salvataggio e salvamento, sicurezza personale, antincendio, primo pronto soccorso) e l’HACCP.

La mia esperienza è legata al Mediterraneo, ma ti posso garantire che ogni imbarco è stato unico. Certo devi mettere in conto la fatica fisica e psicologica, ma è un tipo di esperienza che puoi vivere solo in mare e la ricchezza che ti ritrovi alla fine è immensa.

Non pensarci troppo e parti.

Lavorare in mare: un articolo mi ha cambiato la vita

Se ti piace il mare, perché non fare l’hostess” questo il titolo dell’articolo che nove anni fa mi ha fatto pensare e dire: lavorare in mare, perché no? Ho inviato il mio curriculum all’asadonline, una delle agenzie segnalate per la registrazione del personale navigante e successivamente mi sono iscritta su marineria.

Ho sempre amato al mare, e da un po’ andavo anche a vela, perciò quell’articolo è stato una finestra aperta verso una realtà intrigante. Lavorare in mare: un’opportunità per cambiare completamente la mia vita e nutrire il mio bisogno di libertà.

Non più giovanissima, avevo qualche timore, ma il primo imbarco è arrivato dopo pochi mesi su una goletta di 21 metri: un’esperienza unica sotto tutti i punti di vista. Ho affrontato il lavoro con umiltà e voglia di imparare: non si trattava semplicemente di fare l’hostess di bordo, quindi tenere in ordine l’interno e cucinare, ma anche essere operativi durante le manovre di ormeggio, disormeggio, dare ancora o salparla. Ho imparato come far brillare gli acciai o rendere una coperta (il ponte della barca) pulita e bella bionda, fare le guardie durante i trasferimenti notturni, insomma non proprio una passeggiata.

Perciò non pensare che lavorare in mare voglia dire andare in vacanza! C’è da lavorare eccome, specie se lo yacht non è molto grande. Si sa, l’idea più comune è che chi lavora in barca si diverta tantissimo, veda posti incantevoli senza fare granché: ti assicuro che anche se vedi gli equipaggi sempre sorridenti, non è proprio così.

La curiosità mi ha spinto a diventare hostess di bordo senza pensare che poi avrei continuato. La mia esperienza l’ho vissuta su yacht del diporto, perciò niente a che vedere con le grandi navi da crociera o i traghetti passeggeri anche se, per diventare marittimo a tutti gli effetti, per tutte l’iter è lo stesso.

Dopo la prima esperienza vissuta un po’ sopra le righe, mi sono subito informata per avere tutti i documenti necessari per potermi imbarcare regolarmente e continuare questa avventura per mare.

Lavorare in mare perché no?

Lavorare in mare può essere un’interessante opportunità. Se non hai una formazione marittima rivolgerti al diporto è fra le prime scelte. Puoi proporti a unità battenti bandiera italiana come marinaio, hostess o cuoco, ma devi essere iscritto a Gente di Mare, mentre su bandiera straniera ti basta il passaporto.

Per iniziare puoi rivolgerti alla Capitaneria a te più vicina dove ritirare i moduli e avere tutte le informazioni necessarie sulle prove d’esame.

Presentata la domanda dovrai passare la visita medica, quindi la prova di voga e di nuoto, e finalmente sarai iscritto alle matricole di Gente di Mare. Il libretto di navigazione ti verrà rilasciato al tuo primo imbarco.

Per lavorare in mare e poterti quindi imbarcare devi essere in possesso anche dei certificati Basic Training STCW95 (sopravvivenza e salvataggio, PSSR, antincendio, primo soccorso) 4 corsi base di valore internazionale, che potrai seguire nei centri qualificati presenti in tutta Italia.

In questi anni le regole sono sempre più precise e rigorose perciò, se vuoi lavorare in mare seriamente, non fermarti al privato che ti assume con un contratto di terra, segui le procedure e verifica se per il ruolo per il quale ti proponi, sono necessari tesserino sanitario o corso HACCP.

Avere tutto ciò che serve per lavorare in mare ti da maggiore possibilità di scegliere su che tipo di unità orientarti ed essere tutelato. Se non hai formazione marittima, ricorda che accumulare navigazione ti permette di crescere e affrontare esami qualificanti con i quali ambire a ruoli diversi, non solo nel diporto.

Questi sono solo alcuni spunti perché le professioni del mare sono tante, alcune con percorsi ben precisi. Molto dipende dalle tue competenze e dall’esperienza che vuoi affrontare.

Capitanerie ed agenzie potranno esserti d’aiuto nell’orientarti in questo mare in cui purtroppo tutti interpretano, ma talvolta pochi sanno.